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Ancora oggi: la ragazza che sconfisse il bullismo

Di Enrico Buongiovanni 


"Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso."


Eleanor Roosevelt


L'aforisma per questo articolo appartiene ad Eleanor Roosevelt, ella fu un'attivista e first lady statunitense. 

Dal 1933 al 1945, nel suo ruolo di First lady, sostenne e promosse le scelte e la linea politica del marito, il presidente Franklin Delano Roosevelt.

Con le sue parole spiega perfettamente questa storia di vita, una storia di coraggio, di lotta contro il bullismo, la storia di chi dopo tante peripezie, finalmente riuscì a rialzarsi.


1-Lotta e rinascita: la storia di chi sconfisse il bullismo


Aveva troppi pochi anni quando tutto iniziò, il primo giorno in terza elementare quando la chiamarono “brutta”.

Meschinamente la cosa continuò, non rimanendo relegate nelle aule delle elementari, in fin dei conti tutti crescono fisicamente, non tutti però crescono mentalmente.

Alle superiori venne messa in fondo alla classe, così non sarebbe stata bombardata dagli sputi e dalle palline di carta i corridoi per lei erano come dei campi di battaglia, poiché lì era in minoranza sempre di più...ogni maledetto giorno, stava chiusa in aula durante l’intervallo

poichè fuori sarebbe stato peggio.

Fuori avrebbe dovuto provare a scappare

o imparare a rimanere immobili come una statua...come se non esistesse.

In terza liceo appesero un foglio sul suo banco

che diceva: “attenti al cane”.  

Lei, ancora oggi nonostante un marito amorevole non pensa d’essere bellissima, tutto questo solamente a causa di una voglia che le tinge un po’ meno della metà del viso.

I bambini dicevano “sembra una risposta sbagliata che qualcuno ha cercato di cancellare

ma non ce l’ha fatta”.

Quando fu adolescente i commenti, a dispetto dell'età, furono ancora più crudeli, loro non capiranno mai che lei sta crescendo due bambini, la cui definizione di bellezza inizia con la parola “mamma” perché loro vedono il suo cuore ancor prima della sua pelle  perché lei è sempre stata semplicemente meravigliosa.

aveva dodici anni quando divenne un cocktail:

una parte di abbandono e due parti di tragedia, entrò in terapia, costruendo la sua personalità con l'ausilio di test e pillole visse come se le salite fossero montagne e le discese precipizi.

Tristemente visse quel periodo, formato per tre quinti di suicidio, accompagnati da una marea di antidepressivi, un’adolescenza a sentirsi chiamare “sfregiata".

Alcune ragazze la picchiarono nei bagni, tentò il suicidio in seconda superiore, quando un ragazzo che da sempre la maltrattava ebbe l’audacia di dirle ”fattela passare”.

Come se la depressione fosse una cosa che si può superare con qualcosa che si trova in un kit di pronto soccorso.

Lei è come un candelotto di dinamite acceso da entrambe le estremità potrebbe descrivere a chiunque dettagliatamente il modo in cui il cielo si piega nell’attimo che precede la caduta e nonostante oggi vanti un esercito di amici che la considerano la loro fonte di ispirazione, il suo passato rimane ancora un argomento di conversazione tra persone che non possono capire che ale volte essere liberi dai farmaci ha meno a che fare con la dipendenza e più a che fare con il buon senso.

Mi racconta una sua profonda riflessione: "I ragazzini vengono insultati, ancora oggi, i classici sono sempre stati ehi stupido, ehi spastico...alle volte sembra che ogni scuola abbia un arsenale di insulti aggiornati annualmente."

Il singhiozzo sordo, una pausa e le lacrime che le rigano il volto, ma non vuole fermarsi, si scuote e continua a parlare.

"Quando la gente dice cose come, ibambini possono essere crudeli, beh, purtroppo ti dico, non solo loro..."

Un'altra interruzione, un'altro pianto, lei a quei tempi faceva giochi di prestigio con la depressione e la solitudine, faceva solitaria il gioco della bottiglia cercando di baciare le proprie ferite e guarire, ma la notte

mentre gli altri dormivano, lei continuava a camminare sul filo del rasoio.

Grazie alla sua tenacia, un giorno decise di fracassare tutte le cose che pensava di essere

e non riuscendo a vedere niente di bello in se stessa, prese uno specchio migliore guardò un po’ più da vicino, fissò un po’ più a lungo, trovando qualcosa dentro di lei che la fece continuare a provare nonostante tutti quelli che le dicevano di mollare.

Costruì un gesso intorno al tuo cuore spezzato, cresciuta imparando a incoraggiare i perdenti perché in loro vedeva se stessa.

Ce l’ha fatta, non ascolta più gli echi lontani di voci che gridano gli insulti non la feriranno mai

più come in passato, quando ovviamente lo fecero. 

Adesso è un'insegnante, la quale non permette ai suoi studenti di riportare le sue stesse ferite.

La sua vita continua ad essere un esercizio di equilibrio, ma adesso ha capito che tale esercizio ha meno a che fare con il dolore

e più a che fare con la bellezza.

Con i suoi stupendi occhi verdi mi guarda, ed eccolo finalmente germogliare, il suo splendido sorriso.