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Covid 19: 3 voci nel sociale

Di Enrico Buongiovanni 



"Nessuno può tornare indietro e ricominciare da capo, ma chiunque può andare avanti e decidere il finale."


Karl Barth


L'aforisma per questo articolo appartiene a Karl Barth, teologo e pastore riformato svizzero.

Le sue parole arrivano dritte al punto, non possiamo scegliere cosa ci accadrà, non possiamo scegliere cosa affrontare e cosa no.


1-Covid: la rinascita dopo la pandemia


Senza dubbio l'ambito del sociale ha subito fortemente l'impatto del covid e della pandemia, gli anziani sono le persone che fra tutte si sono ritrovate, loro malgrado, bloccate in una situazione che le ha viste sole, indifese, inermi di fronte ad un nemico invisibile...la solitudine.

Proprio per questo ho deciso di intervistare i componenti della Fondazione Sant'Atto, i quali ne hanno fatto una missione per quel che riguarda la vita di queste persone indifese, degli ultimi, una piccola prova è che attraverso enormi sforzi hanno reso possibili gli aiuti domiciliari per gli anziani, un piccolo e al contempo enorme passo finalizzato all'amore verso gli altri, poiché nessuno su questa terra nasce per rimanere solo.

Esattamente come questo periodo di pandemia all'interno del quale ci troviamo, il quale ci ha presi alla sprovvista, ci ha costretti a fermare le nostre vite a mettere in pausa tutto e riflettere su noi stessi.

In questo periodo, ancor di più ci troviamo a capire che ognuno di noi possiede una storia da raccontare, una lezione da donare e gli unici che si discostano da tale pensiero credendo che nessuno possa donargli un insegnamento beh si troverà perso e solitario dall'alto del proprio piedistallo che si autocostruito.

Fortuna vuole che le persone che ho attorno in questo momento non sembrano appartenere a tale tipologia.

Elena, la coordinatrice di due centri diurni per anziani 

Alessio, il giovane direttore amministrativo 

Marcello, il direttore generale 

Le domande a loro proposte sono le medesime, cosa pensano della pandemia, quali siano stati i momenti di difficoltà, come hanno vissuto tale periodo.

Eppure sorprendentemente le loro risposte si avvicinano molto, non si discostano.

Tutti e tre si premurano della condizione dei loro operatori, analizzano quanto il covid abbia portato in questo mondo moderno, il quale è sempre stato fin troppo attento a ciò che è superficiale, a ciò che è banale, un cambiamento importante, si potrebbe dire un risveglio.

Anche nelle cose negative osservando fra le righe, si può percepire qualcosa di positivo, le persone sembrano aver compreso che non è l'apparenza ciò che conta, ma la sostanza.


2-Come hai vissuto la pandemia?

Questa è l'ultima domanda che pongo a tutti e tre, le loro risposte hanno del meraviglioso:


Elena

A questa domanda lei si sofferma sull'importanza di salvaguardare gli operatori, esattamente come solo le persone realmente coraggiose possono fare, ammette a sè stessa di aver avuto paura, paura della pandemia, paura della condizione nella quale ci siamo trovati a vivere.

Ecco però che dai suoi occhi vedi uscire una chiara luce di speranza, quella luce che credevo ormai non esistesse più, quella luce che solamente i puri di cuori riescono a far brillare.


Alessio 

Si sofferma sulla prontezza che hanno avuto per fronteggiare la pandemia, l'abilità messa in campo nel creare nuove misure di sostegno per gli anziani e le loro famiglie attraverso i servizi domiciliari, tenendo sempre il focus sul benessere dei pazienti e dei loro familiari.

Ammette a sè stesso di essere stato preso alla sprovvista, proprio come il resto del mondo, ma mostra molta fierezza e una punta di felicità per la prontezza con la quale, come azienda, ma soprattutto come persona, come uomo e come padre di famiglia, è riuscito a rispondere al covid, senza abbattersi d'animo, dimostrando che la speranza appartiene realmente ai punti di cuore.


Marcello 

Anche lui si sofferma sul fatto che la cosa più importante in assoluto è stata quella di prestare cure e benessere agli anziani presenti in struttura, marcando quanto sia importante prendersi cura di queste persone, anche per il semplice fatto che i familiari credono nelle nostre premure, avendoli affidati alle nostre cure.

Analizza come anche in una piccola città come questa, la solidarietà è stata forte e molto presente.

Finisce l'intervista lasciando un messaggio importante, ovvero che anche da un periodo di crisi come questo se saremo realmente disposti a imparare dai nostri errori, ecco allora che ne usciremo come persone migliori.

Alla fine di questa intervista mi tornano in mente le parole di mio padre l'uomo più saggio e più buono che abbia mai conosciuto, il quale mi ha sempre insegnato quanto sbagliato e stupido sia giudicare gli altri sulla base di chiacchiere e fatti avvenuti in passato o in un'età molto lontana da quella presente.

Tra le parole di mio padre e questa intervista, ora ne sono convinto più che mai, le persone non si conoscono mai fino in fondo, e se sei realmente maturo, realmente disposto all'ascolto verso l'altro, ecco che le persone col loro cuore sapranno sempre sorprenderti e mostrarti il bello che ancora esiste nel mondo.