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Qui giace "Non so"

Di Enrico Buongiovanni 


1 - Qui giace "Non so": l'insegnamento di una maestra ai propri alunni


Tutti gli studenti erano impegnati in un compito in classe.

Ognuno stava riempendo il foglio con pensieri e idee.

Una studentessa di dieci anni riempiva la pagina di «non so»:

- non so giocare a pallone;

- non so fare le divisioni con numeri di più di tre cifre;

- non so come piacere a Elisa...

La pagina era mezza piena di «non so» e la ragazzina non dava segni di smettere. 

Proseguì con determinazione e costanza.

Tutti scrivevano frasi che indicavano cose che non sapevano fare:

- non so fare le flessioni;

- non so calciare di sinistro;

- non so mangiare meno di cinque biscotti alla volta...

Anche la maestra era impegnata a scrivere:

- non so fare in modo che la madre di Luca venga a un colloquio con l'insegnante;

- non so convincere mia figlia a mettere in ordine la sua camera;

- non so convincere il piccolo Simone a usare le parole anziché i pugni...

Gli scolari continuarono a scrivere per altri dieci minuti.

Quasi tutti riempirono la loro pagina.

Alla fine portarono il loro compito alla maestra.

Lei piegò i fogli a metà e li mise in una scatola da scarpe vuota.

Una volta raccolti i fogli di tutti gli studenti, la maestra aggiunse anche il suo. 

Poi chiuse la scatola con il coperchio, la mise sottobraccio e si diresse verso la porta, quindi verso l'atrio.

Gli scolari seguirono ordinatamente l'insegnante.

In un angolo del giardino cominciarono a scavare. 

Seppellirono la scatola dei non so e ricoprirono la buca di terra.

La maestra a quel punto disse:

"Ragazze e ragazzi, per favore tenetevi per mano e chinate la testa".

Gli scolari obbedirono. 

Rapidamente formarono un cerchio attorno a quella tomba, creando una catena con le mani. Abbassarono la testa e aspettarono. 

Poi la donna pronunciò il discorso funebre.

"Amiche, amici. Siamo qui riuniti oggi per onorare la memoria di Non-so. Quando era con noi sulla terra ha toccato la vita di tutti, piccoli e grandi.

Oggi Non-so lascia i suoi fratelli e le sue sorelle Posso, Voglio e Lo faccio-ora.

Possa Non-so riposare in pace. E possa ognuno dei presenti continuare la propria vita senza di lui. Amen".

Commemorarono Non-so con biscotti e succo di frutta.

Nella celebrazione la maestra ritagliò una grande lapide di cartoncino. 

Vi scrisse la data e la seguente frase:

Qui giace «Non so».

La lapide rimase appesa in classe per il resto dell'anno.

In quelle rare occasioni in cui uno studente se ne dimenticava e diceva non so, la maestra semplicemente indicava la lapide. 

Lo studente allora si ricordava che Non-so era morto e riformulava la sua affermazione.

Ancora oggi, dopo tanti anni, ogni volta che sento l'espressione «non so» mi ricordo che Non-so non è più fra noi.


2 - La piccola morale

Questa piccola storia possiede dentro di sè un grande e prezioso insegnamento, ovvero amare sè stessi, abbandonare i vari "Non so", "non posso farcela", abbandonare i vari "è troppo per me".

Per vivere bene ed essere felici le persone devono imparare a sviluppare l'amor proprio.

Le persone confondono l'amor proprio con l'egoismo.

L'egoismo è il sentimento che spinge a ricercare solo ed esclusivamente il proprio interesse, anche se ciò significa ferire le altre persone.

È proprio di chi finge: di ascoltare, aiutare, amare.

L'amor proprio è invece qualcosa di completamente opposto.

È quel sentimento che ti dona benessere senza togliere nulla agli altri. 

Un buon esempio è quello di chi, ogni tanto, sente la necessità di staccare da tutto e tutti e rifugiarsi nel silenzio della solitudine.

C'è chi lo fa ogni giorno ritagliandosi 10 minuti, mezz'ora, un'ora o di più.

È un tempo "sacro" in cui non ci sono responsabilità verso il mondo esterno, perché l'unica responsabilità è prendersi cura di sé.

L'amor proprio aiuta a coltivare la pace interiore, la lucidità mentale e la serenità.

E non è egoismo perché ha un effetto positivo anche sugli altri.

Se tu non stai bene da solo, difficilmente avrai rapporti sani con gli altri.

Se hai un conflitto interiore, porterai quel conflitto ovunque andrai.

Quindi, praticando l'amor proprio diventi anche un partner migliore, un collega migliore, un genitore migliore.

Un essere umano migliore