
Di Enrico Buongiovanni
Era uno di quei pomeriggi in cui il tempo sembra rallentare, quasi per farti spazio. Avevo appena concluso un corso di meditazione e stavo tornando verso casa con la mente ancora immersa in quel silenzio denso, che sembra portarti dentro invece che fuori.
Camminavo senza fretta quando notai delle tele stese per terra, come sogni appoggiati sul selciato.
Una pittrice era inginocchiata lì vicino, assorta, con le mani sporche di colore e lo sguardo concentrato.
Proprio in quel momento, uno dei suoi pennelli le scivolò a terra e rotolò vicino ai miei piedi.
Lo raccolsi e glielo porsi con un sorriso.
Lei mi ringraziò in un italiano che lasciava spazio ad accenti lontani, e forse fu quello a colpirmi: il contrasto tra la dolcezza della voce e la forza delle sue mani, come se avessero attraversato molte vite.
"Posso guardare?", chiesi, indicando le sue opere.
"Certo," rispose. "Le metto qui per chi ha occhi e cuore aperti."
Mi sedetti lì accanto, come se quel piccolo gesto avesse aperto una porta invisibile.
E senza che glielo chiedessi, iniziò a raccontarmi.
Era partita da un Paese dell’Est per cercare libertà.
La sua voce non era triste, ma aveva quella piega sottile che solo chi ha conosciuto il dolore riesce a trasformare in poesia.
"Per anni ho dipinto per scappare.
Adesso dipingo per restare.
Perché a volte, restare è la forma più coraggiosa di libertà."
Mi raccontò dei primi tempi, duri, delle notti passate in luoghi di fortuna, della fatica di sentirsi straniera ovunque, anche dentro di sé.
E poi, lentamente, della rinascita.
"Ho dormito tra cartoni e sogni spezzati, ma ogni alba aveva un colore nuovo da insegnarmi. Ora li metto tutti qui."
Le sue tele erano un’esplosione emotiva: donne dagli occhi chiusi ma vibranti di vita, paesaggi che sembravano contenere promesse e cicatrici insieme.
Ogni quadro era una storia muta che ti chiamava a guardarla davvero.
"Io non vendo quadri," mi disse. "Io li offro. Se qualcuno lascia qualcosa, bene.
Ma anche solo fermarsi… anche solo uno sguardo, può salvare una giornata."
C'era qualcosa di profondamente vero in lei.
Di quelle verità che non si dicono a voce alta, ma si sussurrano con gesti piccoli.
"Le persone pensano che servano case, sicurezze, titoli… Io ho solo colori e voglia di restare umana. E forse basta."
Quella frase mi rimase incollata addosso. Come se mi ricordasse che siamo tutti un po’ viaggiatori persi, in cerca di un posto che non sempre è fisico.
A volte è uno sguardo. Una presenza. Un attimo.
Quando me ne andai, qualcosa in me era cambiato.
Il tempo, prima, sembrava grigio e ordinario.
Dopo, era diventato dorato.
Come se quell’incontro avesse acceso una candela in una stanza che non sapevo fosse buia.
Ecco cosa mi ha lasciato quella pittrice:
Che non serve avere tutto in ordine per essere felici.
Che si può creare bellezza anche partendo da rovine.
E che, a volte, è proprio chi ha meno a regalarti di più.
Non so se la rivedrò.
Forse è meglio così.
Alcuni incontri non hanno bisogno di continuità.
Basta che accadano, e restano nel cuore.