
Di Enrico Buongiovanni
«Alla fine, solo tre cose contano: quanto hai amato, quanto hai vissuto con delicatezza e con quanta grazia hai lasciato andare le cose che non erano destinate a te.»
— attribuita a Buddha
Ci sono frasi che non hanno bisogno di essere spiegate.
Ti entrano dentro in silenzio e ti si siedono accanto, come un vecchio amico che conosce ogni parte di te, anche quelle che ancora non hai avuto il coraggio di guardare.
Questa citazione, attribuita a Buddha, è una di quelle.
E ogni volta che la leggo, mi ferma.
Come un respiro profondo nel mezzo della corsa.
Come un invito gentile a tornare a casa, dentro di me.
Quanto hai amato
Non si tratta solo dell’amore romantico, ma di quella presenza viva che metti in ogni gesto, in ogni sguardo, in ogni abbraccio che non ha bisogno di parole.
È l’amore che hai donato a chi ti ha attraversato la vita anche solo per un istante.
È l’amore che hai avuto per te stesso quando hai smesso di giudicarti e hai imparato a riconoscerti, finalmente, come degno.
Amare è stato, per me, lasciare che il cuore si rompesse se necessario, pur di non viverlo a metà.
È stato non smettere di credere nella bellezza dell’animo umano, anche quando tutto sembrava smentirla.
Quanto hai vissuto con delicatezza
Viviamo in un mondo che ci spinge a correre, a resistere, a sopravvivere.
Ma io ho imparato, spesso attraverso il dolore, che la vera forza non è nella resistenza, ma nella delicatezza.
Nel modo in cui scegli di non ferire.
Nelle parole che trattieni.
Nelle attenzioni che regali, anche quando nessuno le nota.
Vivere con delicatezza è guardare l’altro come un universo, non come un ostacolo. È avere il coraggio di essere gentili anche quando il mondo ti dice che non serve. Perché quella gentilezza, prima o poi, torna.
E anche se non lo fa, ha già fatto il suo miracolo nel momento in cui è stata donata.
Con quanta grazia hai lasciato andare
Lasciare andare non significa rinunciare. Significa riconoscere che alcune cose non erano destinate a restare, e che c’è una grazia potente nel non aggrapparsi. Lasciare andare è l’atto più profondo di fiducia che si possa compiere: fidarsi della vita, fidarsi di sé stessi, fidarsi che ogni vuoto lasciato sarà colmato da qualcosa di nuovo.
Qualcosa che, magari, stava solo aspettando spazio.
Io ho imparato che lasciare andare non è dimenticare.
È custodire con rispetto ciò che è stato, mentre si fa spazio a ciò che può essere. È saper dire: “Ti ho amato, ti ho onorato, e adesso ti lascio andare.”
Non so dove ti trovi oggi nella tua vita. Non so se stai amando pienamente, se stai imparando a essere più delicato, o se stai affrontando il dolore di un addio.
Ma so che, ovunque tu sia, queste tre cose sono una bussola.
E che, quando la confusione del mondo diventa troppo, puoi tornare qui.
A queste parole.
A questo piccolo tempio silenzioso dentro di te.
Perché alla fine…
non conteranno le vittorie o i fallimenti,
non conteranno i numeri o i risultati,
ma quanto hai amato,
quanto hai vissuto con delicatezza
e con quanta grazia hai lasciato andare.
E se anche una sola di queste cose ti ha guidato nel cammino, allora sì: hai vissuto davvero.