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Oggi: un rifugio sacro

Di Enrico Buongiovanni


C’è un momento, nella vita di ognuno di noi, in cui ci accorgiamo che la vera battaglia non è contro ciò che accade, ma contro ciò che potrebbe accadere.


Ci svegliamo ogni mattina con il peso invisibile di ciò che non è ancora successo, con lo sguardo già proiettato in avanti, come se il presente fosse solo un corridoio da attraversare in fretta per arrivare a una porta che non si apre mai davvero.


Eppure, il presente è l’unica stanza in cui possiamo respirare.


Viviamo spesso come chi sale su un treno e, invece di guardare dal finestrino il paesaggio che scorre, si chiude nella propria mente a immaginare la stazione d’arrivo. Non c'è nulla di male nel sognare il futuro — anzi, è un motore. Ma c'è una differenza sostanziale tra avere un sogno e vivere prigionieri di ciò che ancora non esiste.


L’attimo è un fiore fragile


Il presente è un fiore che sboccia solo per qualche ora. Ignorarlo significa tornare a cercarlo quando ormai è appassito.


Quante volte abbiamo rimandato una carezza, un “ti voglio bene”, una passeggiata sotto la pioggia, solo perché eravamo troppo occupati a pensare a cosa fare dopo? Quante volte abbiamo rinunciato a godere di un tramonto perché stavamo già organizzando il giorno dopo?


Vivere il presente non significa diventare incoscienti o irresponsabili, ma imparare a danzare con la vita nel suo ritmo più autentico: quello dell’adesso.


Il tempo non ci appartiene


Pensiamo di avere il tempo. Di poter gestire i giorni come se fossero nostri, come se ci fosse un credito illimitato da consumare piano piano. Ma il tempo non ci appartiene: ci viene affidato, momento per momento. È come la sabbia che ci scivola tra le dita: possiamo stringere il pugno quanto vogliamo, ma non ne tratterremo mai abbastanza.


C'è un insegnamento antico, semplice e potente: ogni giorno ha il suo respiro.


In quel respiro c'è spazio per l'amore, per l'attesa, per il dolore, per la gioia, per la consapevolezza. Ma occorre fermarsi, ascoltare, sentire. Perché se non lo facciamo, rischiamo di vivere senza esserci mai stati davvero.


Il futuro è una tela bianca, ma il pennello è nell’adesso


Pensare troppo al futuro è come voler dipingere un quadro immaginario senza mettere neanche una goccia di colore sulla tela. Ogni istante presente è una pennellata. Non servono grandi gesti: basta un sorriso dato con sincerità, un’ora passata con chi amiamo, il coraggio di fermarsi sotto il cielo e dire: sono vivo, e questo basta.


Il futuro si costruisce con le scelte dell’oggi, non con le ansie.


L’oggi è un rifugio sacro


Ogni volta che ti accorgi che la tua mente corre, fermati. Fai un respiro profondo. Guarda le tue mani, ascolta il battito del tuo cuore. È lui, adesso, a dirti che sei qui. Non domani. Non tra un’ora. Ora.


Il presente è il luogo dove si cura il passato e si semina il domani. È il rifugio sacro dove puoi incontrarti, dove puoi smettere di correre, e semplicemente essere.


Ricorda: chi vive davvero il presente non ha bisogno di rincorrere il futuro, perché il suo passo è già pieno di senso.


E se ti dicessi che tutto quello che stai cercando non è oltre, ma dentro l’istante che stai vivendo adesso?

Forse non hai bisogno di cambiare tutto. Forse, per una volta, basta solo restare.


Restare nel respiro. Restare in questa parola che stai leggendo. Restare in questo momento che, se lo accogli davvero, è già un miracolo.