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L'arte di rinascere oltre ogni ferita

Di Enrico Buongiovanni


Ci sono parole che graffiano come vento freddo d’inverno. 

Sono i giudizi, le critiche non richieste, le frasi taglienti dette da chi guarda senza vedere, parla senza ascoltare. 

Spesso ci arrivano addosso come sassi lanciati da lontano, da mani che non conoscono la fatica dei nostri passi, né il peso delle nostre paure.


Ma ogni sassata può diventare seme.

Ogni parola dura, concime.

E ogni ferita, crepa da cui far passare la luce.


La critica: un muro o una porta?


Immagina una prigione costruita con i mattoni delle opinioni altrui. 

Ogni volta che hai dato più peso a ciò che gli altri pensavano di te piuttosto che a ciò che sentivi nel cuore, hai aggiunto un mattone, ogni volta che hai taciuto per paura di essere giudicato, hai rinforzato quel muro. 

Eppure, se guardi meglio, alcune crepe iniziano a formarsi. 

Lì dove qualcuno ti ha ferito, qualcosa in te ha iniziato a muoversi ed è proprio da quelle crepe che inizia ad arrivare la luce.


Le critiche sono come il vento sul fuoco: possono spegnerlo, o alimentarlo.

Sta a te scegliere se farti cenere… o fiamma.


Il giudizio non parla di te


Spesso le persone criticano ciò che non comprendono, ciò che li spaventa o che non sono riuscite a realizzare in sé. 

È come se vedessero in te uno specchio, e in quello specchio riflettessero la propria insicurezza e allora ti accusano, ti riducono, ti etichettano, ma tu non sei quel riflesso distorto.


Tu sei oceano, non la tempesta che ti attraversa.

Tu sei cielo, non la nuvola che lo oscura.

Tu sei anima, non il ruolo che ti hanno assegnato.


Il potere di ricrearsi


Ogni critica può essere un’àncora o un trampolino.

Può trattenerti… o spingerti verso l’alto.


Trasformare le critiche in libertà significa usare ogni parola velenosa come una spinta per riscoprire chi sei. 

Significa guardare in faccia il dolore, accoglierlo e dire: "Grazie, ora so dove ricostruirmi."


È l’arte di perdonare chi ti ha frainteso.

È il coraggio di danzare sotto il giudizio, senza smettere di essere te stesso.

È scegliere ogni giorno di liberarti da ciò che non ti appartiene.


La tua vita, la tua voce


Immagina ora una farfalla. 

Prima era bruco, strisciava sul terreno, invisibile, vulnerabile, poi si è chiusa nel suo bozzolo, ha tremato, ha fatto silenzio, ha lasciato andare ciò che era e alla fine… è volata. 

Nessuno l’ha capita durante la metamorfosi, ma lei non ha avuto bisogno di approvazione. 

Solo di verità.


Tu sei quella farfalla.

Il tuo bozzolo è il tempo che ti prendi per guarire, per ascoltarti, per non rispondere alle critiche ma a una domanda più profonda: "Chi voglio diventare davvero?"


Una vita libera, piena, felice


Essere liberi non significa non ricevere critiche.

Significa non lasciare che quelle critiche decidano chi sei.

Significa vivere come se ogni giorno fosse il primo: con occhi curiosi, con la schiena dritta, con il cuore aperto.


Vuol dire scegliere relazioni che ti nutrono, non che ti giudicano.

Significa imparare a guardarti allo specchio e riconoscere in te un alleato, non un nemico.

Vuol dire danzare anche con le tue imperfezioni, sapendo che sei abbastanza così come sei.


E allora oggi, se qualcuno ti critica, sorridi.


Dentro di te sta nascendo qualcosa.

Una versione di te più forte, più autentica, più libera.


E quando ti ricreerai, nessuno potrà più incatenarti.

Perché avrai capito una verità semplice e potente:


le parole degli altri possono colpirti… ma solo tu puoi decidere chi diventare.

E se scegli la libertà, nulla potrà fermarti.


Nemmeno il giudizio.

Nemmeno ieri.

Nemmeno te stesso.