
Di Enrico Buongiovanni
L’incontro
Era una sera di marzo.
Fuori il vento soffiava freddo e nervoso, quasi a imitare la tempesta che lei portava dentro.
Si chiamava Elena, aveva trentadue anni, capelli castani raccolti in fretta e due occhi grandi, stanchi, che evitavano il contatto diretto con chiunque.
Arrivò al mio corso di meditazione come si arriva a un rifugio dopo una lunga salita: esausta, senza fiato, con il corpo presente ma l’anima distante.
Una vita che pesava troppo
Parlammo poco, ma bastò per capire la sua storia.
Un lavoro che la consumava senza darle gioia, un amore finito lasciandole cicatrici profonde e soprattutto un pensiero che la divorava dall’interno:
“Non valgo abbastanza.”
La meditazione, per lei, all’inizio fu impossibile.
Appena chiudeva gli occhi, il passato le piombava addosso come onde troppo alte da affrontare.
Era convinta di non saper fare neppure la cosa più naturale del mondo: respirare.
Il respiro come nuova strada
Poi, lentamente, qualcosa accadde.
Le prime pratiche erano fatte di silenzi interrotti da sospiri pesanti.
Ma giorno dopo giorno Elena iniziò a concedersi un dono minuscolo e rivoluzionario: il permesso di non essere perfetta.
Ricordo la sua prima lacrima durante una meditazione.
Non era dolore: era resa.
“Non sapevo quanto stessi trattenendo dentro di me…”, mi sussurrò.
Da lì, il respiro divenne il suo maestro.
Inspirando lasciava entrare la possibilità di un nuovo inizio.
Espirando lasciava andare frammenti di paura e di passato.
La rinascita silenziosa
Oggi Elena non è una persona “nuova”.
È la stessa di prima, ma finalmente capace di abbracciare le proprie fragilità. Ha scoperto che non serve correre per sentirsi valida e che nel silenzio non c’è vuoto, ma un rifugio sicuro.
La rivedo ancora: seduta sul tappetino, gli occhi chiusi, un respiro lento e profondo. Poi quel sorriso — non per gli altri, ma per se stessa.
La ragazza che imparò di nuovo a respirare.
E tu?
La storia di Elena appartiene a tutti noi.
Quante volte corriamo senza fermarci, dimenticando che il respiro è l’unica cosa che ci accompagna dall’inizio alla fine?
Forse anche tu stai trattenendo qualcosa: un’emozione, una paura, una corsa che ti ha tolto più di quanto ti ha dato.
Ti invito a fare un gesto semplice: chiudi gli occhi e inspira profondamente.
Trattieni quel respiro, come se stessi accogliendo la vita.
Poi lascia andare, lentamente, e senti la leggerezza che ti attraversa.
Perché il cambiamento non nasce da rivoluzioni fragorose.
Nasce da un atto silenzioso e potente: imparare di nuovo a respirare.