
Di Enrico Buongiovanni
Il cielo è da sempre simbolo di libertà, di sogno, di ricerca.
Guardarlo significa ricordarsi che esiste qualcosa oltre noi: spazi infiniti, stelle che non conosciamo, silenzi che ci insegnano a respirare.
È la promessa che il mondo non finisce dove arrivano le nostre paure.
Quando però qualcuno entra nella nostra vita e ci fa “dimenticare il cielo”, succede qualcosa di rivoluzionario: il nostro orizzonte si sposta.
L’infinito non è più sopra la testa, ma davanti agli occhi.
Eppure, se ci pensi, non è un tradimento del cielo, è solo un nuovo modo di incontrarlo.
L’amore che fa dimenticare, e quello che fa ricordare
Nelle prime fasi di un amore, è naturale che tutto il resto svanisca: le stelle, le ambizioni, persino se stessi.
È un abbandono dolce, un tuffo totale.
Ma la crescita personale arriva quando impariamo a non confondere la fusione con la perdita.
Dimenticarsi del cielo va bene, ogni tanto. Fa parte del vivere con intensità.
Ma se restiamo lì troppo a lungo, rischiamo di spegnere la luce che ci aveva attratti all’inizio: quella curiosità, quella libertà, quella parte di noi che guardava in alto.
Amare davvero, allora, non significa scegliere tra la persona e il cielo, ma riconoscere che il cielo si riflette in quella persona.
Che ogni volta che la guardiamo, non smettiamo di cercare l’infinito, lo troviamo, semplicemente, più vicino.
Ritrovare il cielo dentro di noi
Crescere significa imparare a guardare l’altro senza smettere di guardare anche se stessi.
Significa scoprire che l’amore non deve riempire tutti i nostri spazi, ma allargarli.
Che la meraviglia che ci fa dimenticare il cielo, può anche ricordarcelo.
Ogni incontro autentico è così: ci spinge a scoprire nuovi pezzi di universo dentro di noi.
E quando l’amore finisce o si trasforma, ecco che il cielo rimane.
Magari diverso, più sfocato, più reale.
Ma ancora lì, pronto a farsi guardare con occhi che adesso sanno un po’ di più.
In fondo, non devi scegliere
Non è “me o il cielo”.
È “me nel cielo”.
È “noi, ma liberi”.
È “guardarsi, e nel frattempo, continuare a guardare in alto”.
Perché la crescita personale, come l’amore, non è mai una rinuncia.
È un’arte di integrazione: imparare a respirare tra l’abbraccio e l’immensità, tra il bisogno e la libertà, tra la terra e il cielo.